L’effetto Loto

Il fior di Loto, è una pianta acquatica originaria dell’Asia, America e Australia. Comparsa sul pianeta 80 milioni di anni fa, oggi impreziosisce il lago Superiore nei pressi di Mantova e anche parte del corso del Mincio presso Rivalta. Pur creando meravigliose isole galleggianti, con i suoi fiori dalle sfumature rosa, è una pianta infestante soggetta a controllo ed eradicazione periodica.

Per la cultura Buddista è un fiore sacro, simbolo della natura umana: pur affondando le sue radici nel fango della materialità, si eleva nel candore, con i suoi fiori e con le sue foglie perennemente immacolate. Gli vengono inoltre riconosciute diverse applicazioni medicinali. La proprietà più interessante di questa pianta è la capacità delle grandi foglie (possono raggiugere anche il diametro di un metro) di rimanere sempre pulite e asciutte, pur essendo immerse nell’acqua e nel fango. Da questa idrorepellenza origina il termine “effetto Loto”.

Già nel 1964 alcuni studiosi indagarono su questa curiosa proprietà che risiede nella struttura delle foglie che sono ricoperte da microscopiche sporgenze fatte a cono ricoperte da piccolissimi aghi. Questa particolare struttura, permettendo la formazione di sacche d’aria tra i vari nanoelementi, favorisce lo scorrimento delle gocce d’acqua sulla superficie portando con sé tutta la sporcizia. La saggezza popolare vuole che se una cosa deve restare pulita, deve essere liscia. Lo studio del loto ha rivelato che non è sempre così.

Dalla comprensione dei principi sopra descritti si è iniziato a fantasticare sulla possibilità di creare, su scala industriale, vernici immuni allo sporco, vetri che non si appannano o capi d’abbigliamento idrorepellenti e resistenti alle macchie. Se tutto ciò potrà diventare realtà, lo dovremo a questa pianta dalle mille proprietà.